Bio

Lucia Tota, Scultrice, Pittrice, Artista.

Dopo aver frequentato l’ Istituto D’ arte di Avellino per tutto il corso degli anni sessanta e settanta fa diventare Napoli la sua città, la scopre nei suoi aspetti più tradizionali e caratteristici. Si iscrive all’ Accademia Di Belle Arti sotto l’ insegnamento del maestro De Vingensis e Alfio Castelli. Insegna per diversi anni e, contemporaneamente, produce opere in pittura, scultura e porcellana. Negli anni settanta partecipa a diverse mostre personali ed estemporanee di pittura. Si stabilisce a Roma, nella quale riceve importanti sollecitazioni che arricchiranno la sua arte. Le sue opere sono presenti nelle collezioni private di Italia, Francia, Portogallo, Austria, Usa, Spagna, Olanda, Germania, Israele, Belgio e Australia.

Andrea Romoli intervista Lucia Tota

Lucia_Bio_NewAttraverso quale percorso sei arrivata alla realizzazione di questo ciclo di terrecotte?
Se parliamo di percorsi, la storia è abbastanza lunga: sin da ragazzina ho sempre avuto una grande passione per il modellato. L’ argilla, per le sue proprietà, mi dava la possibilità di avere un rapporto diretto con la materia, senza mediazioni. Anche ora, quando lavoro, uso quasi esclusivamente le mani, poi è chiaro che per certe rifiniture uso gli appositi strumenti. Se vuoi sapere come sono arrivata a queste figure abbondanti posso dirti che al di la della ricerca plastica, in cui peraltro ho sempre avuto grande attenzione per le masse e i volumi, la mia stessa trasformazione fisica ha giocato un ruolo fondamentale.

In che modo?
Devi sapere che fino a qualche anno fa ero molto magra. Data la mia corporatura minuta, nel giro di poco tempòo ho avuto una trasformazione fisica che, sembrerà strano, mi ha ispirato un nuovo ciclo di lavori. Mi sono detta: perchè non realizzare figure dalle forme più floride? Da questo elemento autobiografico ho iniziato a modellare le figure sempre più rotonde fino a queste ultime che sono evidentemente esagerate, ma che, proprio per questo, suscitano grande simpatia in chi le guarda.

Il confronto con i personaggi di Fernando Botero viene spontaneo, anche se a mio avviso l’unico elemento in comune tra le tue e le sue figure è dato dal “sovrappeso”…
Inutile negarlo, su dieci persone che guardando i miei lavori almeno otto fanno il nome di Botero. Ma questo credo dipenda dalla pigrizia mentale di chi è abituato a osservare le cose un pò acriticamente. Voglio dire che se oggi un artista decidesse di lavorare sulla tela tagliando, bruciando e incidendo, stai pur certo che tutti farebbero il nome di Lucio Fontana. Onestamente posso dirti che conosco il lavoro di Botero molto superficialmente. E comunque non è da lui che ho tratto spunti utili per le mie sculture.Quadro_Bio

Quello della comparazione, tuttavia, non è soltanto un istinto dettato dalla pigrizia mentale, per secoli è stato, ed è tuttora, un importante metodo di indagine critica.
Si certo, dipende dal bagaglio conoscitivo che ti porti dietro.

Per molti scultori la lavorazione dell’argilla è soltanto un momento progettuale, perchè l’opera vera e propria si realizza successivamente, con la fusione in bronzo. Per te invece la creazione in creta è già opera in sé, cui aggiungi il colore…
E’ vero. Come ti dicevo amo da sempre l’argilla. Quando modello lavoro già sull’ opera, esattamente come uno scultore che scolpisce il marmo. Della creta mi piace il colore, la sua sensibilità alla luce, che posso modulare con l’ uso del colore. Devo dire inoltre che amo seguire personalmente tutte le lavorazioni, tutti i passaggi che portano all’ opera finita: dal modellato alla cottura; cosa pressochè impossibile per chi realizza sculture in bronzo perchè si deve affidare ai fonditori.