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Sculture d’ Argilla

Sculture d’ Argilla

Difficile trovare nella miriade di segni prodotti dai più diversi cantieri artistici la perfetta letizia che sta nelle sculture d’argilla di Lucia Tota. E’ la grazia di essere fuori forma, fuori dalla forma di una società che a furia di estetizzare tutto ha finito per diventare intrinsecamente inestetica e anestetica. Siamo in un mar morto dove galleggiano una infinità di segni consunti e guasti prima ancora di essere consumato guastati dal tempo. Lucia Tota fa le sue sculture come le donne facevano il pane. La terra e la mano. A pensarci bene non c’è nulla di più essenziale. E questi due elementi in Lucia Tota si incontrano dando luogo a figure che portano un filo di ebbrezza, figure che testimoniano, come diceva Tolstoj, che la vita senza ebbrezza è ciurmeria, stupida ciurmeria.

Allora la questione non è di accostare questi lavori a quelli degli altri scultori più o meno noti. Si tratta di posare benevolmente gli occhi davanti a questi corpi che danzano senza bisogno di muoversi, di istigarci a tortuose interrogazioni metafisiche. La loro è una raccomandazione elementare: tranquillizzatevi, datevi pace, tenetevi caro il corpo che avete. Ecco come una scultrice che sembra lavorare per creare oggetti d’arredo domestico, diventa di colpo e in maniera inequivocabile un’artista di particolare rilievo e profondamente contemporanea. Perchè in questo tempo noi non abbiamo bisogno di ulteriori isterie a quelle già presenti nell’avventura di essere al mondo. Queste donne sono ampie e leggerissime, hanno occhi enormi, ma ci guardano e si fanno guardare senza incertezze e indugi. Sono figure fatte per vivere a domicilio, avere un padrone di casa e magari un camino e una bottiglia di vino non lontano. Non sono figure da spedire negli obitori dei musei, ma da tenere accanto. Ci accarezzano e vogliono essere accarezzate. Creature profondamente umane che sembrano surrogare gli incontri che non sappiamo più fare. E’ come se a Lucia Tota nel suo lavoro artistico riuscisse il miracolo di certe sere conviviali organizzate insieme al suo coniuge. Forse viene proprio da una famiglia con la tavola sempre imbandita la radicale lontananza della scultrice da ogni suggestione anoressica. Il mondo è fatto per essere gustato così com’è. E queste opere sono un reiterato elogio del corpo e un invito a stare nei nostri corpi, quale sia la forma che essi assumono col passare del tempo. Sono forme senza grigiore, presenti a se stesse e generose. Hanno un soffio, un lievito di semplice contentezza.
E questa non può non dirsi arte e bellezza.

Franco Arminio, Scrittore e Poeta.